Un vecchio adagio cinese recita:
Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito
Certo, ai più può sembrare ironico accostare la figura di Massimo Tartaglia a quella di un saggio, soprattutto ora che è stato accertato che il ragazzo era stato sottoposto a cure psichiatriche per dieci anni. Ma, come si suol dire, è proprio lì che “voglio andare a parare”.
Premetto che sono convinto che un atto come quello cui abbiamo assistito l’altro giorno è da deprecare perché l’uso della violenza è sbagliato a prescindere. Ma forse il punto è proprio questo.
Tutti noi ci siamo trovati a discutere sull’atto in sé, cosa giustissima, ma pochi, anzi nessuno, si è chiesto cosa abbia spinto una persona a fare ciò che ha fatto, a prescindere della premeditazione.
Ancora, tutti si sono indignati dei gruppi di Facebook spuntati dal nulla che in qualche modo inneggiano all’atto di Tartaglia, ma nessuno si chiede perché tutte queste persone hanno agito in quel modo.
O forse lo fanno ma non lo danno a vedere.
Ad ogni modo, io trovo che l’atto di Tartaglia sia solo l’esternazione di quello che molte, troppe persone vorrebbero fare ma che, ringraziando il cielo, nessuno fa grazie ai milioni di freni inibitori che secoli di storia ci hanno inculcato.
Qualcuno dice che la differenza tra un pazzo ed un sano è che il primo fa quello che pensa, il secondo si riesce a fermare quando crede che quella cosa sia sbagliata.
Che il signor Tartaglia sia un pazzo nessuno lo nega ma, in fondo, io credo che egli sia anche un saggio e spero che qualcuno la smetta di guardare il dito ed inizi a guardare la Luna.
Dopotutto, tutto lo smalto del mondo non può imitare lo spettacolo di una bella Luna piena.
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