Grazie alla felice coincidenza con il fine settimana di Midsommar, giovedì sera, dopo aver assistito alla fortunosa vittoria dell’Egitto contro la Nazionale maggiore, mi sono diretto al terminal dei pullman dove ho preso il pullman che, insieme ad altri due temerari compagni di viaggio, mi ha portato nella lontana cittadina di Helsingborg attraverso la Svezia.
Il viaggio di andata è stato una tragedia perché il pullman era scomodo e non c’era abbastanza spazio neanche per stendere le gambe.
Dopo sette interminabili ore, siamo finalmente arrivati a destinazione ma, un po’ per l’orario, un po’ perché il weekend di Midsommar è tradizionalmente associato a gite, la città sembrava particolarmente vuota e deserta.
Per fortuna, nonostante le previsioni metereologiche prevedessero fulmini e saette, il cielo era limpido se non fosse per qualche nuvola di passaggio. Dopotutto, erano le 6.00 ed avevamo davanti a noi ben dieci ore da riempire in qualche modo. Ore che avevamo deciso di spendere girando per la città.
Nel nostro lunghissimo peregrinare troviamo una zona allestita per l’accoglienza dei turisti venuti in città per il Campionato Europeo. Lì, ormai stanchi di girare il minuscolo centro storico in lungo e largo, ne abbiamo approfittato per calarci nel giusto contesto sfidandoci a Fifa 09 su una serie di piattaforme offerte da Telia. Proprio durante questa pausa, il tanto minacciato temporale è arrivato accompagnato da una pioggia torrenziale e roboanti tuoni.
Calmatosi il temporale e soddisfatti alcuni dei fabbisogni primari (tra cui il cibo), siamo tornati alla Fan Zone dove abbiamo trascorso l’ultima mezz’ora al bar all’aperto e dove abbiamo rischiato di affogare in un mare di supporter locali con maglie gialle blu. Da lì il corteo svedese si è mosso alla volta dello stadio.
Dopo una breve passeggiata di 10 minuti, siamo arrivati allo stadio, vuoto ancora per poco: piccolo ma molto accogliente. Neanche 5 minuti ed i nostri amati beniamini sono entrati in campo per il riscaldamento. (notate come risalta il piccolo Giovinco)
Il canto degli Inni Nazionali è stato molto commovente. Per tre anni ho intonato le note del nostro Inno almeno una volta al giorno, ma poche di quelle innumerevoli volte mi hanno lasciato scosso come ieri. Cantare il proprio Inno a squarciagola in uno stadio al 90% svedese è stato molto bello. Peccato che quasi tutti sbaglino il verso “stringamci a coorte” cantandolo come “stringiamoci a corte”.
Una volta cantati gli Inni c’è stato il fischio di inizio. Ed è lì che la tifoseria svedese ha fatto pesare la superiorità numerica in maniera creativa. Ma, c’è da ammetterlo, nonostante la rivalità in campo, sugli spalti è stata una gran bella festa con tifosi di ambo i colori che applaudivano anche alle belle azioni avversarie. Quello che il calcio dovrebbe essere ovunque e sempre.
Per la cronaca la partita è finita 2-1 per i ragazzi di Casiraghi. Qui potete vedere il goal di Balotelli e quello di Acquafresca. A fine partita non abbiamo potuto esimerci dallo scattare alcune foto commemorative.
Tornati al centro città, abbiamo passato le ultime 4 ore prima della partenza alla ricerca di qualcosa di economicamente soddisfacente da mangiare: alla fine abbiamo dovuto ripiegare su un 7Eleven. Fortuna ha voluto che involontariamente eravamo di fronte all’albergo che ospitava gli Azzurrini. Ed infatti abbiamo visto passare tutto lo staff: dal coach all’ultimo dei magazzinieri passando per i giocatori dai più famosi ai meno famosi.
E da bravo tifoso bianconero non ho potuto resistere alla tentazione di farmi una foto con il gioiello juventino ispiratore dei due goal azzurri: Sebastian Giovinco. (Se lo chiamano Formica Atomica ci sarà un perché)
In realtà avrei voluto fare una foto anche con De Ceglie e Marchisio, altri due prodotti del vivaio bianconero, ma il primo era al telefono ed il secondo mi è sfuggito. Peccato.
Il ritorno in pullman è stato molto più tranquillo. Il pullman non era affollato ed ognuno aveva a disposizione due sedili su cui stendersi alla meno peggio. Ovviamente neanche il tempo di tornare a casa che ero sotto le coperte.